Riportiamo qui un estratto dal trattato “Religioni e Divinità” redatto dalla professoressa Alia Faroest dell’università di Roccaluce.
Come comunemente noto, le attività religiose del regno di Roccaluce si incentrano sulla venerazione di nove principali entità, comunemente riassunte dall’appellativo “i Nove”. L’essenza ineffabile di questi princìpi divini rende impossibile identificarne la natura precisa. Favole popolari a parte, non si hanno esempi documentati di interazione fisica e diretta con una o più divinità, la cui esistenza stessa rimane pertanto materia di fede. Un particolare sviluppo interessante, portato alla luce nelle ricerche e analisi degli ultimi decenni, è la quasi perfetta sovrapponibilità ai Nove delle creature divine adorate da altre razze e in altri regni. Sembra ormai definitivamente provata la teoria per cui le entità venerate con altri nomi non siano in realtà altro che una rilettura in chiave locale di una delle nove divinità a noi familiari.
Vado ora a riportare le informazioni più basilari a riguardo di ciascuno dei Nove. Si tratta indubbiamente di informazioni già note al lettore, ma che ritengo utili per stabilire un punto di partenza comune per le analisi esposte nel resto del trattato. Durante questa introduzione mi atterrò alla raffigurazione classica della divinità, compreso il suo tradizionale genere. Per una dissertazione più approfondita sul sesso delle divinità, rimando il lettore ai capitoli successivi.
Il Principe
Il Principe è il Dio della civiltà, delle città, dell’ordine sociale e del buon governo. Le sue aree di influenza comprendono anche l’artigianato e la giustizia (compreso l’uso della forza militare, se necessario). Si tratta probabilmente della divinità col maggior numero di adoratori, con la possibile eccezione della Madre. Il suo culto è particolarmente sentito negli strati alti della società, ma viene ampiamente promosso anche tra il popolo (con particolare enfasi sul suo appoggio alla società monarchica e stratificata). Nelle rappresentazioni più comuni appare come un uomo di mezza età severo ma onesto, con in mano uno scettro e in testa una corona che ricorda la cinta muraria di una città. Il suo clero è molto diffuso, in particolare nelle aree più sviluppate, e predilige abiti di colori nobili quali oro o argento.
La Sognatrice
La Sognatrice è la Dea della speranza, dei sogni e del desiderio. Vengono comunemente a lei associate anche le stelle, la notte e il tempo. La Dea viene tipicamente raffigurata come una giovane donna dall’aria sognante, con lo sguardo perennemente rivolto in alto, verso le stelle. Il culto organizzato della Sognatrice non è particolarmente sviluppato, ma è assai frequente che le venga rivolta una preghiera prima di intraprendere un’azione ritenuta rischiosa. Le offerte votive alla Sognatrice sono in particolare molto comuni tra i giovani innamorati. I suoi sacerdoti sono relativamente pochi in numero, ma generalmente molto amati, e sono facilmente riconoscibili per le vesti azzurre decorate con stelle gialle stilizzate che indossano durante le occasioni formali.
La Madre
La Madre è la Dea della vita, della famiglia e della guarigione. Sotto la sua ala ricade anche l’amore fraterno e familiare, in contrapposizione per l’attrazione e il desiderio che sono invece appannaggio della Sognatrice. Non è chiaro chi tra la Madre e il Principe abbia complessivamente più fedeli, ma non vi è dubbio alcuno sul fatto che la Madre sia la divinità più amata dal popolo. Il suo culto è diffuso in ogni angolo del regno, e non è raro trovare un sacerdote a lei dedicato anche nei villaggi più piccoli. Con l’ovvia eccezione di Viandante, la Madre è la divinità la cui raffigurazione è meno codificata e più prona a variazioni locali. Permangono tuttavia alcuni tratti costanti quali la figura femminile nel fiore degli anni e in avanzato stato di gravidanza. Le vesti dei suoi sacerdoti sono altrettanto diversificate, ma tendono a prediligere i colori verde e rosso cremisi.
La Maga
La Maga è la Dea della conoscenza, dell’impegno intellettuale e della magia. Viene spesso associata anche alla pianificazione e alla dissimulazione dei propri obiettivi, anche se questa interpretazione è contestata da parte del clero. Il suo culto è concentrato quasi esclusivamente nelle città più grandi. La Dea può contare anche sulla venerazione di alcuni eremiti e studiosi solitari, ma il suo dogma predilige lo studio collaborativo e la diffusione delle scoperte. Virtualmente tutti i centri di sapere del regno includono al loro interno un templio o santuario votato alla Maga. Tutti gli studiosi le portano rispetto, ma i veri e propri sacerdoti sono piuttosto rari e il culto organizzato è assai poco sviluppato. La Maga viene comunemente raffigurata come una rispettabile dama vestita di una tunica bianca e immancabilmente con un libro in mano. Le vesti cerimoniali dei suoi sacerdoti riprendono l’iconografia classica, con tuniche alabastrine bordate in blu.
L’Eremita
L’Eremita è il Dio della natura, degli animali e della caccia. I suoi dettami prescrivono un rapporto di reciproco rispetto tra le razze civilizzate e il mondo naturale. Il Dio incarna il mondo selvaggio, con i suoi doni e i suoi pericoli. Il culto dell’Eremita è quasi inesistente nei grandi centri urbani, ma molto frequente nei piccoli villaggi, in particolare quelli a vocazione agricola. I suoi sacerdoti sono rispettati e in un certo senso temuti dai loro fedeli. Tipicamente vestono con abiti semplici di colori naturali (marrone e verde foresta sono tra i favoriti) e rifuggono il lusso. Le rappresentazioni dell’Eremita tendono ad essere grezze o stilizzate, quali ad esempio statuette in legno o feticci in vimini. Nei rari casi in cui il Dio appare in forma più raffinata, viene comunemente raffigurato come un uomo anziano e trasandato, con una folta barba e un arco in mano.
Viandante
Viandante è la Divinità del cambiamento, del viaggio e del commercio. La teologia di Viandante è indubbiamente tra le più difficoltose da comprendere appieno: i meno istruiti lo venerano come protettrice dei viaggiatori e patrono del commercio, ma secondo i suoi sacerdoti è il mutamento il centro del suo dogma. Viandante è la portatrice di rigenerazione, colui che spinge il fedele ad abbandonare la comoda abitudinarietà in favore di esperienze diverse, in un continuo arricchimento. In quanto incarnazione della metamorfosi, non esiste una codifica stabile per le raffigurazioni di Viandante. L’aspetto, gli abiti, la razza e persino il sesso sono costantemente variabili. Negli ultimi decenni si è andata sviluppando una corrente artistica che associa ad ogni immagine del Dio un bastone da viaggiatore, ma ampie parti del clero considerano anche questa minima standardizzazione come una forma di blasfemia. Come la loro patrona, anche i sacerdoti rifiutano la staticità. È per loro dogma di fede variare quotidianamente i colori dei propri paramenti, e onorano la natura androgina del Dio riferendosi a lei alternativamente al maschile o al femminile.
Il Monatto
Il Monatto è il Dio della morte, della malattia, del destino e del fatalismo. I suoi fedeli lo descrivono come una divinità paziente, quasi apatica, che si cura poco dei vivi: occasionalmente libera nel mondo delle pestilenze, ma per lo più rimane indifferente nella consapevolezza che prima o poi, nella morte, saranno tutti suoi seguaci. La più grande blasfemia per il culto del Monatto è il tentativo di evitare il proprio destino ultimo. Particolare disprezzo viene riservato ai non morti. Le forme inferiori di arte necromantica, dove il corpo viene rianimato privo di anima e intelletto, sono tollerate e anzi considerate una valida alternativa ai lavoratori viventi. Viceversa, le creature non morte intelligenti vengono trattate con scherno e viste come tentativi impropri, e in ultima analisi futili, di ingannare la morte. Il culto del Monatto conta un numero estremamente limitato di sacerdoti. Come il loro Dio, non si preoccupano di fare proseliti e tendono ad ignorare il mondo transitorio intorno a loro. La tipica raffigurazione del Monatto consiste in un uomo coperto da una lunga tonaca grigia e da una maschera con becco. I colori a lui associati, e favoriti per gli abiti dei sacerdoti, sono il bianco avorio e il grigio cenere.
Il Mercenario
Il Dio probabilmente più odiato, ma non per questo meno temuto, il Mercenario è la divinità della guerra, dell’odio e del tradimento. La sua influenza si estende anche a tutti i sentimenti meschini come la codardia e l’invidia. Raffigurato come un giovane uomo furtivo e timoroso, immancabilmente armato di un pugnale insanguinato, il Mercenario concentra su di sé tutti quegli aspetti dell’animo umano di cui la gente comune preferirebbe dimenticare l’esistenza. Indubbiamente più di un ladro o assassino ha rivolto una preghiera al Mercenario durante le sue attività, ma il clero organizzato è pressoché inesistente tra le razze civilizzate. Il culto trova invece ampio sfogo tra i clan di creature barbariche come i goblinoidi, dove i sacerdoti ammantati di nero e rosso porpora fungono da guida spirituale.
La Pazza
La Pazza è la Dea delle emozioni incontrollate e della follia. La sua area di influenza comprende anche gli artisti che ricercano una scintilla ispiratrice. Per quanto le emozioni da lei portate non siano necessariamente distruttive, gli insegnamenti della Pazza prevedono l’abbandono completo di ogni controllo e razionalità, e il totale disinteresse per le ricadute sugli altri degli atti che ne conseguono. L’unica cosa che conta è abbracciare completamente qualsiasi emozione nasca nel proprio animo. Il culto della Pazza è più diffuso di quanto questa descrizione non faccia presumere, probabilmente perché il clero tende a rimarcarne l’aspetto più positivo di patrona degli artisti. La Dea viene tipicamente raffigurata come una vecchia in preda ad una forte emozione, con abiti stracciati e occhi sporgenti. I suoi templi sono costruiti in modo da assaltare i sensi, con decorazioni aggressive e colori forti. I paramenti sacerdotali sono concepiti secondo lo stesso ideale, e prediligono le tinte arancioni e viola.
Questo conclude il capitolo introduttivo. Per una trattazione più estensiva rimandiamo il lettore all’opera completa, disponibile presso la biblioteca dell’università di Roccaluce. La Professoressa Faroest rende inoltre nota la sua disponibilità e piacere ad analizzare con i colleghi studiosi le tesi enunciate nel suo lavoro.
Informazioni di gioco
Tutti i personaggi Chierici devono selezionare, al momento della creazione del personaggio, la propria divinità di riferimento. Non è possibile per un Chierico essere indistintamente sacerdote di tutti i Nove. La tabella seguente riporta le informazioni necessarie per le varie divinità. L’allineamento del Chierico non deve necessariamente corrispondere a quello della divinità, anche se tipicamente sarà simile. La colonna Domini indica quali sono le scelte disponibili per la capacità Dominio Divino del Chierico.
Divinità | Allineamento | Aree di influenza | Domini | Simbolo sacro |
Il Principe | Legale Buono | Civiltà, governo, giustizia, artigianato | Conoscenza, Guerra, Luce | Scettro e cinta muraria |
La Sognatrice | Neutrale Buono | Speranza, sogni, desiderio, tempo | Luce, Vita | Cielo stellato |
La Madre | Caotico Buono | Vita, famiglia, guarigione | Natura, Vita | Focolare |
La Maga | Legale Neutrale | Conoscenza, magia, dissimulazione | Conoscenza, Inganno | Libro aperto |
L’Eremita | Neutrale | Natura, animali, caccia | Natura, Tempesta | Arco e frecce |
Viandante | Caotico Neutrale | Mutamento, viaggio, commercio | Conoscenza, Inganno | Bastone/qualsiasi* |
Il Monatto | Legale Malvagio | Morte, malattia, destino | Natura, Morte | Mucchio di ossa |
Il Mercenario | Neutrale Malvagio | Guerra, codardia, invidia, tradimento | Guerra, Inganno, Morte | Pugnale insanguinato |
La Pazza | Caotico Malvagio | Emozioni, follia, artisti | Luce, Tempesta | Nube e fulmine |
*Esistono due diverse scuole di pensiero all’interno del clero di Viandante. Una sostiene che il simbolo sacro sia il bastone da viaggatore. L’altra prevede che qualsiasi oggetto possa essere usato come simbolo sacro, purché sia un oggetto diverso ogni giorno. Il giocatore è libero di scegliere la filosofia che preferisce.